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Carl Rogers e l'ACP

Carl Ransom Rogers (1902-1987)

Psicologo statunitense, uno dei padri della psicologia umanistica fondata insieme ad A. Maslow, R. May, G. Allport, J. Bugental, C. Bühler, ideatore della Terapia Centrata sul Cliente e dell’Approccio Centrato sulla Persona, noto per il suo contributo nei campi dell'educazione, del management, della comunicazione interculturale.

 

I contributi scientifici di Rogers vengono riconosciuti dalla comunità professionale:  nel 1947 viene eletto presidente dell’American Psychological Association (APA), nel 1956 presidente dell’ American Academy of Psychotherapists (AAP), riceve numerosi altri riconoscimenti tra cui i prestigiosi  Distinguished Scientific Contributions to Psychology - conferitigli dall'APA nel 1956  e sempre dall’APA la Distinguished Contributions to Applied Psychology nel 1972. 

 

CARL R. ROGERS nasce ad Oak Park, Illinois, l’8 gennaio 1902 da una famiglia benestante, di rigida osservanza fondamentalista. Lo stile di vita e i principi familiari ricalcavano il rigore e l’austerità dei Padri Pellegrini che avevano fondato le prime colonie in terra americana. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si laurea in psicologia nel 1928 e  svolge il dottorato in psicologia clinica nel 1931 alla Columbia University a quel tempo la principale università statunitense per la formazione degli psicologi, studiando con W. Kilpatrik, a sua volta allievo del noto filosofo e pedagogista J. Dewey 

Grande sarà l’influenza della filosofia del pragmatismo sul pensiero di Rogers: i rigidi principi assorbiti dalla famiglia verranno stemperati in una visione progressista,  una solida fiducia nel metodo scientifico.

Rogers lavora  all’Institute for Child Guidance, Rochester accumulando notevole esperienza clinica,  e nel 1939 pubblica il suo primo libro: The Treatment of the Problem Child, libro che gli aprirà le porte di professore di psicologia clinica all’Università dell’Ohio dove oltre all’insegnamento si dedicò alla ricerca e fu il  primo psicoterapeuta nella storia che registrò intere psicoterapie, pubblicandole con il permesso del cliente nel suo terzo libro Counselling and Psychotherapy del 1942. Nel 1945 Rogers diviene professore alla prestigiosa Università di Chicago dove con l’aiuto  di alcuni dei suoi allievi e colleghi dell’Università dell’Ohio  crea il primo Counselling Center Universitario dove si offre psicoterapia, si addestrano psicoterapeuti e si fa ricerca. 

Nel 1951 pubblica il libro Client-Centered Therapy (La Terapia Centrata sul Cliente), che amplia e perfeziona, da un punto di vista fenomenologico, i principi contenuti in Counselling and Psychotherapy e li estende alla terapia di gruppo, al campo educativo, lo allo sviluppo delle risorse umane e infine, ai contenuti dei corsi di formazione in psicoterapia.​

Nel 1957 Rogers ottiene la cattedra di psicologia e psichiatria  all’università del Wisconsin, diventando così il primo psicologo clinico ad insegnare in un dipartimento di psichiatria che gli permette di fare ricerca all’ospedale dell’università  sull’efficacia del suo approccio psicoterapeutico su utenti psichiatrici con scarse  capacità di contatto. Ciò si concretizza nella lunga e poderosa ricerca con gli schizofrenici cronici del Mendoza State Hospital. I risultati, pubblicati nel volume The Therapeutic Relationship and its Impact: A Study of Schizophrenia (1967), firmato insieme a E. Gendlin, D. Kiesler e C. Truaux, dimostrano che le attitudini di empatia e accettazione esplicate dal terapeuta sono davvero correlate al miglioramento dell’utente  se il terapeuta oltre ad essere empatico e non giudicante  è autentico e congruente, cioè capace di contatto profondo con sé stesso e  in tal modo anche con gli altri e se al contempo,   il cliente ha un minimo di capacità di contatto psicologico con il professionista, in modo da potere percepire almeno in parte le qualità relazionali dello psicoterapeuta.

Nel 1964 Rogers rinunciò all’insegnamento universitario e si trasferì al prestigioso Western Behavioural Science Institute di La Jolla, in California. In quegli anni la West Coast era un crogiolo di fermenti e di idee innovative in campo politico, sociale e culturale.

 

Immerso in questo clima, Rogers vi contribuì applicando il suo approccio all’educazione, al management, ai gruppi di incontro, alla comunicazione interculturale, alla filosofia della scienza; ad ognuno di questi argomenti corrisposero ricerche e pubblicazioni.

 

Nel 1969 Rogers crea, con alcuni colleghi, il Center for the Study of the Person, che diventerà punto di incontro e coordinamento delle varie esperienze di “approccio centrato sulla persona” che stanno sorgendo nel mondo.

 

Il culmine dell’impegno di Rogers è la fondazione, del Carl Rogers Institute for Peace, dedicato allo studio e alla risoluzione dei conflitti. Insieme a numerosi collaboratori egli faciliterà grandi gruppi d’incontro fra cattolici e protestanti a Belfast, fra rappresentanti dell’Europa dell’Est e dell’Ovest, fra neri e bianchi in Sud Africa, fra capi di stato e diplomatici dell’America Centrale ed esponenti del governo degli Stati Uniti nel periodo della crisi del Nicaragua divenuto sandinista; tale impegno gli varrà la candidatura al premio Nobel per la pace.

Come già detto, le sue posizioni si ponevano in radicale alternativa  scontro con quelle psichiatriche tradizionali, per di più, le sue teorie erano state, fino a quel momento, applicate e verificate prevalentemente su ragazzi difficili, genitori, studenti universitari, insomma su varie tipologie, tranne proprio quelle psichiatriche.

 

Da  da qui l’impegno, la “sfida” a verificare se “le tre condizioni necessarie e sufficienti” (che egli aveva definito tali proprio in un articolo del 1957) fossero efficaci anche nei casi di psicosi.

Carl Rogers ha creato un approccio olistico/sistemico focalizzato sullo sviluppo del potenziale umano e della resilienza invece che sulle carenze,  malattie e deficit. Ha dimostrato scientificamente l’importanza nelle professioni d’aiuto della qualità della relazione che si rivela efficace se ispirata a rispetto profondo, comprensione empatica e autenticità. 

Le principali basi filosofiche dell’approccio centrato sulla persona sono il pragmatismo, l’empirismo, la fenomenologia e l’esistenzialismo

 

Carl Rogers fu definito un rivoluzionario silenzioso in un articolo scritto da suo ex allievo e collega Richard Farson, presidente del Western Behavioral Science Institute di La Jolla, in California. La ragione di tale appellativo può essere compresa se consideriamo l’impatto che hanno avuto i numerosi contributi di Rogers: egli è stato il primo a formulare un paradigma olistico/sistemico in psicoterapia e nelle relazioni di aiuto  quando questo campo era contraddistinto da visioni meccanicistico-riduzioniste; il primo a formulare una visione della natura umana basata sulla fiducia che per Rogers è caratterizzata, come tutto il mondo vivente, dalle sue innate capacità autopoietiche che egli chiama tendenza attualizzante; il primo a condurre ricerca in psicoterapia, registrando con il magnetofono intere psicoterapie.

 

Il primo a mettere in guardia la professione dagli eventuali pericoli di reificazione insiti nell’uso di etichette diagnostiche invece che accogliere e facilitare il cambiamento delle persone dei clienti con una relazione caratterizzata da: rispetto profondo, ascolto empatico, autenticità e congruenza. 

Il primo a democratizzare le relazioni di aiuto e a ipotizzare e dimostrare scientificamente che la qualità della  relazione determina i risultati

 

Il primo a promuovere la consapevolezza nei professionisti che l’adottare una particolare visione della natura umana da cui scaturiscono le visioni della Psicopatologia e della Teoria della Terapia e disegnare e gestire i setting clinici costituiva una vera e propria costruzione sociale della realtà, da cui inevitabilmente si modellavano in modo consapevole o inconsapevole le politiche relazionali in psicoterapia.

Rogers usò il termine cliente rifiutando quello di paziente, perché passivizzante, anticipando di un quarto di secolo il lavoro di Berger e Luckmann nella sociologia della conoscenza e i filosofi post moderni gli esponenti dell’antipsichiatria, e dei costruzionisti e decostruzionisti degli anni ‘70 e ’80.

Il primo a usare strategie di empowerment e responsabilizzazione con i clienti invece delle tradizionali strategie caratterizzate da diagnosi psicopatologiche, interpretazioni e prescrizioni fornite da uno psicoterapeuta che assumeva il ruolo dell’esperto. Il tal modo Rogers anticipava l’avvento del modello bio-psico-sociale e le note strategie di promozione della salute.

Teoria della Promozione del Cambiamento

Nell’Approccio Centrato sulla Persona non ci si concentra sulla malattia, sulla psicopatologia, sul problema sulle carenze ma sullo sviluppo del potenziale umano.

Non è solo un modo specifico di fare ma è radicato in un 

particolare modo di essere: 

 

  • Essere capaci di centrarsi sulla persona (l’altro)

  • Essere capaci di rispettare profondamente l’altro senza giudicarlo

  • Essere capaci di comprenderlo empaticamente 

  • Avere il coraggio ed essere capaci di essere autentici

 

 

Dimostrando scientificamente l’importanza della qualità della relazione, dato a tutt'oggi confermato dalle ricerche sull’efficacia della psicoterapia di ogni paradigma, Rogers ha dimostrato che "mettere la persona al centro" non è solo applicare buon senso e buon cuore; è anche e soprattutto fare buona scienza. 

Rogers influenzò significativamente non solo la psicoterapia ma tutti i campi delle relazioni di aiuto a spostarsi gradualmente da una visione omeostatica della relazione (focalizzata sulla ricerca dell'origine dei problemi) ad una bio-psico-sociale e autopoietica basata sul processo di attualizzazione del sé (focalizzata sulla facilitazione dello sviluppo dell’innato potenziale umano di autoregolazione e risoluzione dei problemi). Le ricerche ci mostrano che questo tipo di pratica dà migliori risultati clinici che  l’umanizzazione dei trattamenti produce migliori risultati, maggiori livelli di compliance, minore conflittualità, minore stress e sofferenza. 

In tal senso Rogers ha influenzato in modo significativo molti altri approcci psicoterapeutici, il campo delle relazioni di aiuto e quello delle relazioni interpersonali, sebbene questo suo apporto significativo non abbia ricevuto il doveroso riconoscimento degli autori che successivamente si sono ispirati al suo lavoro.

 

Rogers ha avuto intuizioni poi confermate dalle neuroscienze quali l’importanza dell’empatia oggi ritenuta capacità adattiva negli umani o dalle ricerche sui neuroni specchio.

Rogers sottolineò con forza la necessità dei professionisti delle relazioni di aiuto di crescere in autoconsapevolezza e di porsi interrogativi profondi sulla costruzione sociale che veniva immancabilmente creata dalle loro teorie e prassi di cura.

 

Promosse una riflessione profonda: 

Chiediamoci se come esponenti delle professioni di aiuto siamo noi parte della soluzione oppure senza volerlo e saperlo rischiamo  talvolta di divenire parte del problema?

La  testimonianza di un ex allievo e collega

 

Carl Rogers, è stato definito un rivoluzionario silenzioso dal suo allievo e collega Richard Farson. Tale definizione coglie la sostanza e le qualità di Carl Rogers come persona e professionista. 

Nei 17 anni in cui ho interagito con lui come maestro, collega ed amico ho potuto constatare,  al pari di tutte le altre persone che come me hanno avuto la fortuna di conoscerlo,  quanto Carl fosse una persona che quotidianamente incarnava coerentemente le proprie convinzioni ed i propri valori.

 

 

 

 

 

Rogers in tutta la sua opera  sottolinea l’importanza di una relazione improntata al rispetto profondo,  alla comprensione empatica e alla congruenza , ed era la stessa persona che interagiva con te, con la segretaria,  con il familiari,  i colleghi e con il tecnico della lavatrice  a cui apriva la sua porta. Sempre.

Raro esempio di congruenza tra ciò che si fa e ciò che si crede e si afferma. 

Queste qualità sarebbero state sufficienti per fare di Rogers un grande maestro della psicoterapia e delle relazioni di aiuto, ma i suoi contributi non si sono limitati alla sua maniera di essere. 

Ha rivoluzionato in modo serio, pacato e radicale il nostro campo; innanzitutto facilitando l’autoconsapevolezza di  tutta la professione  e rendendola capace d’interrogarsi in modo radicale  aprendo  una riflessione basilare sulla costruzione della realtà  che avviene in psicoterapia : noi psicoterapeuti, quando vediamo le persone che ricorrono al nostro aiuto attraverso il filtro delle nostre  teorie psicopatologiche,   siamo  parte del problema o della sua soluzione?  Noi professionisti ci centriamo realmente sulla persona del cliente  o su una  tassonomia diagnostica potenzialmente reificante?,  Ci  focalizziamo sulla salute o sulla malattia? 

Una domanda che ancor oggi  appare necessaria, se  non  doverosa per tutti coloro che si interessano alla psicoterapia e alla promozione del cambiamento in generale.

 

Il cambiamento di prospettiva rappresenta una trasformazione di grande portata. Si tratta in altre parole di una scelta di campo: il professionista decide, secondo la sua vocazione, i suoi valori e la sua personalità, se investire le proprie energie nel curare la malattia o  nel promuovere salute e  il benessere. Questa scelta non è senza conseguenze. Mentre nel primo caso,  il professionista ottiene come effetto,  che l’utente rimanga legato a lui in un rapporto di dipendenza, nel secondo,  egli si propone come scopo primario la promozione della salute del cliente, che il professionista realizza attraverso l’autenticità della relazione,  il rispetto profondo, la vera comprensione empatica per promuovere  l’empowerment, l’indipendenza e l’autonomia.

 

Nel 1942 con la pubblicazione del suo terzo libro (Psicoterapia di Consultazione, Astrolabio)  Rogers segna una tappa storica nel campo della psicoterapia: è il primo psicoterapeuta al mondo  che ha il coraggio di farsi vedere come lavora, pubblicando  per intero l’interazione parola per parola tra terapeuta e cliente di una intera psicoterapia e a usare tale materiale per la verifica scientifica delle proprie ipotesi.

Anticipa inoltre l’ipotesi dei fattori comuni in psicoterapia teorizzando  che ci sono delle condizioni necessarie e sufficienti per promuovere il cambiamento a prescindere dalla teoria di riferimento.

Ci rende coscienti dei pericoli insiti nelle visioni meccanicistiche e riduzionistiche della natura umana. Rogers  parla  sempre di organismo   in termini olistici/sistemici affermando l’inscindibilità di mente e corpo.

Ci rende consapevoli che tutti siamo costruttori di realtà, creatori di narrative e che ogni paradigma è fondato su valori che determinano le politiche relazionali. Per questo motivo rifiuterà di vedere i propri utenti come pazienti usando il termine di cliente.

Dimostra scientificamente che quel che conta nelle relazioni di aiuto è la qualità della relazione. dato confermato sino ad oggi dalle ricerche sull’efficacia della psicoterapia di ogni approccio.

Il  maggior frutto che ho tratto dall’insegnamento di Carl,  per il quale provo profonda gratitudine,  è la realizzazione che,  per essere veramente capace di relazionarmi con  le persone dei miei clienti con profondo rispetto, capacità di ascolto empatico e congruenza, ho prima  bisogno di divenire capace  d’essere in  tal  modo con me stesso, poiché  anche se animati da buone intenzioni, non si può dare ad altri ciò che non si ha.

 

Alberto Zucconi, dalla prefazione del libro  Rogers, C. R. e Russel, D. E. ( 2002). Carl Rogers. The quiet revolutionary. Trad. it. Carl Rogers: Un rivoluzionario silenzioso. La meridiana Bari, 2006.

abbiamo ritenuto utile, sia per la comunità rogersiana che per i visitatori rendere disponibile alla lettura alcuni contributi significativi che inquadrano l'opera ed il pensiero di Carl Rogers e i suoi attuali sviluppi  Clicca qui 

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