Di Serena Romano
1. Introduzione
Negli ultimi decenni, il concetto di welfare ha subito numerose trasformazioni. Le politiche sociali moderne stanno tentando di rispondere a sfide sempre più complesse, che vanno dall’invecchiamento della popolazione alla crescente disuguaglianza economica e sociale. In questo contesto, l’approccio centrato sulla persona, radicato nella psicologia umanistica e nella teoria dell’autodeterminazione, offre una base preziosa per ripensare il welfare in modo inclusivo e relazionale. Lo scopo di questo articolo è esplorare i principi chiave di un welfare inclusivo, focalizzato sull’individuo, e proporre una riflessione su come tali principi possano tradursi in politiche sociali più efficaci e umane.
2. Definizione e Principi Fondamentali del Welfare Inclusivo
Il welfare inclusivo rappresenta un modello di politiche sociali che punta a garantire non solo l’accesso alle risorse economiche, ma anche il supporto necessario affinché ogni individuo possa sviluppare appieno il proprio potenziale umano e sociale. Si distacca dal welfare tradizionale, che tende spesso a limitarsi a un’erogazione di sussidi o assistenza materiale, e propone un sistema orientato a promuovere la partecipazione attiva e la dignità di ogni persona. In altre parole, il welfare inclusivo non si limita a sostenere economicamente chi si trova in situazioni di disagio, ma si impegna a costruire condizioni che favoriscano l’autodeterminazione, l’empowerment e l’inclusione sociale.
Questo concetto si basa su un’idea di benessere che abbraccia molteplici dimensioni della vita umana, incluse quelle relazionali, culturali e psicologiche. Ispirandosi alla teoria delle capacità di Amartya Sen e Martha Nussbaum, il welfare inclusivo pone al centro dell’attenzione la possibilità per ciascuno di vivere una vita che ritiene significativa e di compiere scelte autentiche (Sen, 2009; Nussbaum, 2011). Sen e Nussbaum sostengono che una politica sociale efficace dovrebbe promuovere non solo la disponibilità di risorse materiali, ma anche le condizioni che permettono agli individui di sviluppare capacità essenziali come la salute, l’istruzione e la partecipazione alla vita comunitaria. Questo approccio mira a superare una visione limitata del benessere come mera “soddisfazione di bisogni”, riconoscendo che la qualità della vita dipende anche dalla possibilità di esprimere i propri talenti, partecipare alla società e mantenere relazioni significative.
Un altro principio fondamentale del welfare inclusivo è il riconoscimento della diversità. Le politiche sociali inclusive riconoscono che ogni persona ha un percorso di vita, dei bisogni e delle aspirazioni uniche, influenzate da fattori quali il genere, l’etnia, la cultura, l’età e il contesto socioeconomico. Pertanto, il welfare inclusivo rifiuta un approccio “taglia unica” e si impegna a offrire risposte personalizzate che rispettino la dignità e l’identità individuale. Questo si traduce nella necessità di adottare un approccio flessibile e adattabile, che valorizzi le differenze e si impegni a ridurre le disuguaglianze sistemiche.
Il welfare inclusivo si distingue per l’attenzione alla costruzione di reti di supporto comunitarie. In questo modello, il benessere individuale non è visto come una responsabilità esclusivamente personale o istituzionale, ma come il risultato di una collaborazione tra istituzioni, comunità e individui stessi. Le politiche inclusive promuovono il coinvolgimento attivo dei cittadini nella creazione di soluzioni condivise e incoraggiano lo sviluppo di comunità coese e solidali, in cui le persone possano contare su relazioni di supporto e collaborazione. Questo approccio è influenzato dalla teoria dell’azione collettiva e dalla psicologia comunitaria, che evidenziano l’importanza delle reti di supporto e della partecipazione civica per il benessere sociale (Putnam, 2000; Goodman et al., 2014).
Infine, il welfare inclusivo si fonda sul principio dell’empowerment, che incoraggia le persone a prendere parte attiva alle decisioni che riguardano la loro vita e le loro comunità. Questo significa non solo offrire risorse, ma anche fornire le conoscenze, le competenze e il sostegno psicologico necessari per consentire agli individui di agire con autonomia e consapevolezza. L’empowerment richiede un cambiamento radicale nelle politiche sociali, che non devono più essere semplicemente erogatrici di servizi, ma promotrici di opportunità di crescita personale e di partecipazione sociale. La letteratura recente sul welfare evidenzia come questo approccio porti benefici tangibili, poiché le persone che si sentono parte integrante della società tendono a sviluppare maggior resilienza e benessere psicologico (Zimmerman, 2000; Atzmüller & Bührmann, 2019).
In sintesi, i principi fondamentali del welfare inclusivo – lo sviluppo delle capacità, il rispetto della diversità, il rafforzamento delle reti di supporto comunitarie e l’empowerment – offrono una visione innovativa e più umana delle politiche sociali. Questo approccio cerca di rispondere alle sfide sociali contemporanee promuovendo non solo il benessere economico, ma anche una vita pienamente realizzata, basata sulla dignità, l’autonomia e la partecipazione di ogni persona.
3. L’Approccio Centrato sulla Persona come Base per il Welfare Inclusivo
L’approccio centrato sulla persona costituisce un modello fondamentale per ripensare le politiche sociali in modo da promuovere un sistema di welfare realmente inclusivo e partecipativo. L’approccio centrato sulla persona suggerisce infatti che, per promuovere un welfare inclusivo, le politiche sociali debbano mettere al centro non solo le necessità materiali degli individui, ma anche le loro esperienze, emozioni e relazioni.
L’empatia è un aspetto cruciale per costruire un welfare capace di rispondere in modo flessibile e personalizzato ai bisogni delle persone. Nei contesti sociali, l’empatia consente agli operatori di comprendere profondamente le esperienze e le prospettive degli utenti, andando oltre i criteri rigidi e burocratici per favorire una risposta autentica ai loro vissuti. Secondo Cornelius-White (2007), l’empatia non solo contribuisce a una relazione di fiducia, ma favorisce anche l’autoefficacia, poiché le persone si sentono realmente comprese e valorizzate. In questo modo, un welfare empatico promuove un coinvolgimento attivo e consapevole delle persone, stimolandole a partecipare come soggetti attivi nel proprio percorso di assistenza e supporto.
L’autenticità, o congruenza, è un altro principio cardine dell’approccio centrato sulla persona che può arricchire le politiche sociali. Essere autentici significa operare in modo trasparente e coerente con i propri valori e obiettivi, permettendo agli individui di percepire il sistema di welfare come un’entità affidabile e responsabile. Nel contesto delle politiche sociali, l’autenticità si traduce nella capacità delle istituzioni di essere aperte e sincere con le persone assistite, fornendo informazioni chiare e coinvolgendo i cittadini nelle decisioni che li riguardano.
L’accettazione incondizionata è un altro principio che può fare la differenza nel modo in cui le persone percepiscono i servizi di welfare. Questo concetto implica l’accettazione dell’individuo senza giudizio, con rispetto e valorizzazione della sua unicità. Nell’ambito del welfare inclusivo, ciò significa che le politiche sociali devono evitare approcci stigmatizzanti o discriminatori e devono accogliere le persone nella loro interezza, tenendo conto delle loro specificità, dei loro contesti culturali e delle loro difficoltà. L’accettazione incondizionata promuove un ambiente in cui le persone si sentono rispettate, ascoltate e libere di esprimere i propri bisogni e desideri. Cornelius-White e Harbaugh (2010) sostengono che un welfare che adotta un simile atteggiamento favorisce il benessere psicologico degli individui, riducendo le barriere psicologiche e sociali che spesso ostacolano l’accesso ai servizi.
In sintesi, un approccio centrato sulla persona come base per il welfare inclusivo richiede che le istituzioni siano capaci di promuovere relazioni autentiche e umane, creando spazi di ascolto e comprensione attiva. Tale approccio permette di trasformare i rapporti tra istituzioni e cittadini, facendo emergere un welfare che non solo eroga servizi, ma costruisce comunità, promuove l’empowerment e incoraggia l’autonomia individuale. La realizzazione di un welfare inclusivo basato su questi principi richiede formazione adeguata per gli operatori sociali e un cambiamento di paradigma nelle politiche pubbliche, che riconoscano la centralità della persona come elemento imprescindibile di una società equa e solidale.
4. La Centralità della Persona nelle Politiche Sociali: Un Nuovo Paradigma di Welfare
Negli ultimi anni, la centralità della persona si è affermata come un principio fondamentale nelle politiche sociali innovative, contribuendo a delineare un nuovo paradigma di welfare. Questo modello si distacca dalle politiche assistenzialistiche tradizionali, caratterizzate da un approccio uniforme e standardizzato, per adottare invece una prospettiva che riconosce il valore e la dignità di ogni individuo nella sua unicità. La centralità della persona significa mettere il singolo al cuore delle decisioni e delle strategie politiche, rispettando i suoi bisogni, le sue preferenze e il suo contesto di vita, piuttosto che considerarlo un semplice destinatario di prestazioni.
Questo approccio è sostenuto da teorie recenti in ambito di sviluppo umano e psicologia positiva, come quella delle capacità di Amartya Sen e Martha Nussbaum, che evidenziano l’importanza di offrire alle persone opportunità concrete di realizzare le proprie aspirazioni e di condurre una vita pienamente significativa. Nella loro visione, un sistema di welfare dovrebbe non solo garantire un sostegno economico o materiale, ma anche promuovere condizioni che permettano all’individuo di sviluppare le proprie capacità, competenze e relazioni (Sen, 2009; Nussbaum, 2011). Questo implica un’attenzione personalizzata e sensibile alle differenze culturali, sociali ed economiche che influenzano la vita di ciascun individuo, con l’obiettivo di costruire politiche realmente inclusive e accessibili.
La centralità della persona nelle politiche sociali implica anche una trasformazione del ruolo delle istituzioni. In questo nuovo paradigma, le istituzioni sociali non si limitano a offrire servizi, ma diventano partner attivi nel percorso di crescita e inclusione delle persone. Ciò significa favorire l’autodeterminazione e l’empowerment, due concetti fondamentali per promuovere l’autonomia e la partecipazione attiva degli individui. Un welfare centrato sulla persona, quindi, si impegna a creare contesti in cui ciascuno possa partecipare alla propria vita in modo consapevole e attivo, prendendo decisioni informate e significative.
In questo modello, l’operatore sociale svolge un ruolo fondamentale come facilitatore, non solo come esecutore di prestazioni. La relazione che si instaura tra operatori e cittadini è caratterizzata da una comunicazione autentica e da un ascolto attivo, che consentono di cogliere le esigenze reali delle persone, senza pregiudizi o stereotipi. La capacità di ascolto e di empatia diventa così una competenza centrale per gli operatori, i quali devono essere formati per lavorare con una mentalità orientata al supporto e all’accompagnamento, piuttosto che al controllo. Questo passaggio da una relazione “gerarchica” a una “relazionale” consente alle persone di sentirsi rispettate e valorizzate, aumentando la fiducia nel sistema di welfare e facilitando la costruzione di un tessuto sociale più coeso e solidale.
L’approccio centrato sulla persona promuove inoltre l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, eliminando la frammentazione dei sostegni e garantendo un’assistenza continua e coordinata. Un esempio di questo principio è dato dalle “case della salute” in Italia e dai servizi integrati di assistenza sociale e sanitaria nei Paesi nordici, che mettono a disposizione dei cittadini una rete di supporto flessibile e orientata al benessere complessivo. Questi modelli, che mirano a offrire un’attenzione continua e a ridurre le diseguaglianze nell’accesso ai servizi, hanno dimostrato di favorire una maggiore partecipazione degli utenti e di migliorare il loro benessere globale (Eurofound, 2020).
Infine, la centralità della persona nelle politiche sociali comporta una rivisitazione dei criteri di valutazione e di successo delle politiche stesse. Invece di misurare esclusivamente il numero di beneficiari o di prestazioni erogate, un welfare centrato sulla persona punta a valutare l’efficacia in base all’impatto che ha sulla qualità della vita e sul benessere psicologico e sociale degli individui. Ciò implica un cambiamento nella cultura delle istituzioni, che devono adottare strumenti di monitoraggio più complessi e basati su criteri qualitativi, come la soddisfazione, l’inclusione sociale e la partecipazione attiva dei cittadini.
In conclusione, il paradigma del welfare centrato sulla persona rappresenta una risposta innovativa e necessaria alle sfide sociali contemporanee, spingendo le istituzioni a rivedere i propri modelli di intervento e a considerare l’individuo come un protagonista attivo. Solo un sistema di welfare che riconosce e valorizza le specificità e i bisogni di ogni persona potrà realmente contribuire alla costruzione di una società più giusta, inclusiva e solidale.
5. Esempi di Welfare Inclusivo in Europa
Alcuni Paesi europei, come la Danimarca e la Svezia, sono pionieri di modelli di welfare inclusivo, caratterizzati da un forte investimento nei servizi sociali e da un approccio relazionale e partecipativo. Questi sistemi adottano programmi che cercano di adattarsi alle esigenze individuali e che promuovono il benessere attraverso il supporto personalizzato.
Secondo un rapporto di Eurofound (2020), i Paesi scandinavi stanno investendo in sistemi che non solo forniscono assistenza, ma promuovono l’inclusione e l’autonomia dei beneficiari, coinvolgendoli attivamente nella definizione dei loro percorsi di supporto. Questo approccio ha dimostrato di ridurre la dipendenza dai servizi e di aumentare il benessere percepito.
6. Sfide e Prospettive Future per un Welfare Inclusivo in Italia
In Italia, il passaggio verso un welfare inclusivo richiede non solo risorse economiche, ma anche un cambiamento culturale nelle istituzioni e nella società. Le principali sfide includono la necessità di una maggiore integrazione tra i servizi sociali e sanitari, l’adozione di modelli che valorizzino la persona e una formazione adeguata per i professionisti del settore.
Secondo un’indagine di Bertolini e Tognetti Bordogna (2021), un sistema di welfare inclusivo richiede un rinnovamento dei programmi di formazione per gli operatori sociali, affinché sviluppino competenze relazionali e capacità di ascolto attivo. Solo così sarà possibile creare un sistema realmente centrato sulla persona, in grado di rispondere ai bisogni complessi di una società in continuo mutamento.
7. Conclusioni
Un welfare inclusivo, fondato sui principi dell’approccio centrato sulla persona, può rappresentare una risposta efficace alle sfide sociali contemporanee. Tale modello si propone di promuovere l’autonomia, il benessere e l’inclusione attraverso un sistema di politiche sociali che vede la persona come protagonista attiva del proprio percorso. Sebbene le sfide siano numerose, l’esperienza di Paesi europei all’avanguardia mostra che un welfare più umano e inclusivo è possibile, a patto che si investa in risorse e si creda nel valore fondamentale di ogni individuo.
Bibliografia
Atzmüller, R., & Bührmann, A. D. (2019). Perspectives on European Social Policy and the Role of Welfare State Institutions. Oxford: Oxford University Press.
Bertolini, P., & Tognetti Bordogna, M. (2021). Social and Welfare Policies in Italy: Contexts, Instruments, and Directions for the Future. Bologna: Il Mulino.
Cornelius-White, J. H. D. (2007). Learner-centered teacher-student relationships are effective: A meta-analysis. Review of Educational Research, 77(1), 113–143.
Cornelius-White, J., & Harbaugh, A. P. (2010). Learner-Centered Instruction: Building Relationships for Student Success. Sage.
Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2000). The “What” and “Why” of Goal Pursuits: Human Needs and the Self-Determination of Behavior. Psychological Inquiry, 11(4), 227–268.
Eurofound. (2020). Welfare and social support in Europe: Trends, challenges, and approaches. Luxembourg: Publications Office of the European Union.
Goodman, R. M., Wandersman, A., Chinman, M., Imm, P., & Morrissey, E. (2014). An ecological assessment of community-based interventions for prevention and health promotion: Approaches and methodologies. In H. McCubbin & E. Thompson (Eds.), Resiliency in Families: Ethnic and Cultural Considerations. Sage.
Nussbaum, M. C. (2011). Creating Capabilities: The Human Development Approach. Cambridge: Harvard University Press.
Sen, A. (2009). The Idea of Justice. Cambridge: Belknap Press of Harvard University Press.
Zimmerman, M. A. (2000). Empowerment Theory: Psychological, Organizational, and Community Levels of Analysis. In J. Rappaport & E. Seidman (Eds.), Handbook of Community Psychology.
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