DI Pina Gottardi

Saluti
Pina. Tu hai portato l’Approccio Centrato sulla Persona in Trentino, intuendone le grandi potenzialità. Oggi siamo qui per un convegno “Dalla cura della persona alla cura delle organizzazioni alla cura dell'ambiente”. Vuoi dare un saluto a queste persone?
Livio: Molto volentieri, anche perché in queste occasioni io sento sempre una gioia speciale. Quando vedo delle persone che vengono a un convegno o ad un corso sento quanto è prezioso e promettente questo loro buon appetito. Il venire ad un corso, ad un convegno è la certezza che cresceranno, perché l'esperienza mi ha sempre insegnato che ognuno di questi eventi è sempre uno spalancarsi di nuovi orizzonti. Quindi per me è una gioia, una festa e un banchetto della vita ma non voglio fare un augurio perché io ho la certezza che sarà così.
La cura della persona
Pina: La cura è sempre stato un tuo modo di essere. Puoi dirci che cos’è per te la cura della persona?
Livio: Eh, è una domanda che sembra semplice ma quel “per te” è impertinente. Se fosse per la persona potrei portare qui un ricettario e dire, dal punto di vista di prender cura di una persona, quale sarebbe il menu adatto, gli orari per incontrarsi nella settimana e un sacco di cose… Invece questo “per te” è un rimbalzo autobiografico e mi costringe a domandare “cos’è per me” la cura, ancor prima di domandare cos’è per loro. Questa è una autobiografia perché è come domandarsi se qualcuno si è preso cura di me nella mia vita. È da questo che mi giunge la mia possibilità di aiutare altri. Se qualcuno si è preso cura di me, se si è preso cura di me bene, in maniera benefica o si è preso cura di me malamente e mi ha creato problemi. La cura sbagliata provoca problemi.
E mi fa sorgere una domanda ancora prima: ma io quando e come mi son preso cura di me? È importante la capacità di prendersi a “cuore”, aggiungiamoci una “o” alla parola cura.
Cura elemento femminile
Pina: La cura allora potrebbe essere un elemento femminile o di orientamento più femminile da inserire nelle organizzazioni?
Livio: beh adesso non vorrei affibbiare delle etichette a nessuno. Probabilmente il dedurre è maschile e il giudicare è maschile, ed è importante e guai se non ci fosse, può essere completato e a sua volta assimilato dal femminile perché non dico che la donna non deve avere deduzione o capacità organizzative ma si fanno un dono reciproco.
Quel che uno ha l’altro acquista e viceversa. È un arricchimento reciproco.
Tornando all'organizzazione mi sembrerebbe che l'altra parola è quella dell'ambiente. L’ambiente lo respiri ma non lo deduci.
Un'organizzazione te la posso descrivere a perfezione in tutti i suoi aspetti, ma l'atmosfera non so dartela. L'ambiente ti dice delle cose anche al buio, anche nei suoi silenzi, perché l’ambiente ambisce, lambisce, coglie, percepisce. Questo potrebbe essere portato in maniera particolare dal femminile per la maternità, come tante altre cose di cui si dice sono portate alla paternità. Non posso pretendere che la donna mi sia insegnante di paternità, non di paternalismo, e non posso pretendere che l'uomo sia sempre capace di maternità.
Per esempio mio padre lo è stato molto però è già un miracolo. Il materno del padre è la capacità paterna di supplire quando manca la madre manca.
Entro nell'organizzazione e l'apprezzo e poi colgo l'ambiente che manca. Oppure entro nell'ambiente e lo apprezzo e mi accorgo che è disordinato, che perde tempo, che spreca un sacco di energie. Il venirsi incontro di questo maschile e femminile impreziosisce l'organizzazione, la rasserena, la completa, l’arricchisce e dall'altro lato ci guadagna quella che è la spazialità, il respiro. Tante volte entrando in un ambiente nuovo, che non conosciamo, abbiamo la sensazione di percepire un sacco di cose che ci vengono dette da un colpo di tosse, da un'esclamazione, da un modo di vestire che non è organizzazione, perché nessuno ti ha obbligato oggi a vestirti così. Però il tuo modo di vestirti, oggi, contribuisce, più o meno perfettamente alla spazialità, alla dimensione, al respiro. L’uomo non è fatto solo di testa e di corpo ma anche di respiro: se non c’è respiro non c’è la persona umana e quindi non si può fare a meno dell’organizzazione e neanche della ricchezza dell'ambiente, che ti trasmette misteriosi messaggi.
La cura dell’ambiente
Pina: abbiamo da porre anche un’attenzione particolare alla cura dell’ambiente. Secondo te, perché? Ambiente anche inteso in senso ampio, ambiente nel quale ci collochiamo, come cittadini, come persone che vivono in questo millennio.
Livio: l'ambiente non è solo luce, pulizia, buongusto. L'ambiente è fatto di tante comunicazioni che possono essere promosse da soggetti che non sono impegnati in aspetti organizzativi obbliganti, doverosi. Se Villa S. Ignazio fosse fatta solo di volontariato, non credo sarebbe sufficiente. Se fosse fatta solo da stipendiati sarebbe un mutilato. Occorre la persona che viene a portare quell’agape, il dare senza aspettarsi niente. Il volontario, tanti volontari hanno molto bisogno ed è interessante che non si sa mai chi dà di più e chi riceve di più. È il volontario che dà di più o l’ospite? E’ il dipendente o il responsabile? Più ci sono organi più l'organismo si arricchisce. Più ci sono spazialità e dimensioni più l'organismo diventa impregnato di ricchezza umana. Non basterebbe un ufficio direttivo, una gerarchia, una piramide di organismi. Come non basterebbe un volontarismo improvvisato, sarebbe l’anarchia. Anche un despota, che si tratta dispoticamente anche lui, non basta.
Un despota a Villa S. Ignazio non arriverà mai, perché è bene che tutto ciò che è organizzazione non sia irrigidito e che tutto ciò che è ambiente non sia bloccato. Occorre un grande rispetto e l’ammirazione del dipendente verso il volontario e il senso di preziosità che il volontario può avere del dipendente. Questo esserci insieme è il donarsi e non poter essere senza l'altro. È quello che dicevo di Adamo: ossa delle mie ossa, carne della mia carne, ma reciproco.
E l’organismo solo statale è impoverito in partenza e l’organismo solo spontaneista è pericolosamente inconcludente o diventa una somma di regali sprecati di cui sono riconoscente ma che non so poi armonizzare insieme.
Sull’ambiente
Pina: questo ambiente che calpestiamo e distruggiamo continuamente.
Livio: l'uomo che vivesse solo di carta stampata, di pareti per quanto dipinte da Fratel Venzo, non basta. Occorre aprire la finestra, uscire, rientrare. Quindi il fatto che Villa Sant’Ignazio sia un insieme di edifici anche di epoche diverse e che sia un convenire di ricchezza e di sensibilità, la musica, la pittura, il buon gusto, il rispetto, la gioia. Non li troveremo mai, ma già il cercarli ci porta tanto. Non bastano le ossa di una sola categoria o la carne una sola persona.
Amore
Pina: Prendersi cura di sé per prendersi cura della persona e soprattutto della persona che ha bisogno. Com'è questo per te riguardo alla cura delle organizzazioni? Tu sei stato fondatore e promotore della Cooperativa Villa Sant'Ignazio. Di questa organizzazione ti sei preso cura ed è ancora nel tuo cuore. Cosa ci puoi dire di questa tua esperienza?
Livio: se domandi a un leone che insegue una gazzella perché si prende cura della gazzella, la risposta sarebbe un tantino…molto sua. Il prendersi cura della persona corrisponde molto al principio rogersiano del contatto con se stesso, centrato su di te, su quello che tu vivi, su quello che tu provi. Ma che sono cose tue. Una parte mia in contatto coi miei sentimenti che possono essere diversissimi dai tuoi. E con questa empatia sento quello che stai vivendo ma non me ne approprio, come farebbe il leone che sbrana la gazzella. In quest'anno abbiamo sui giornali un diluvio di appropriazioni fino ad uccidere: “finché non sei mia, totalmente mia, schiavizzata da me, allora piuttosto non devi esistere, ti uccido”. È tremendo questo. Questo è il possesso dell'altro fino a distruggerlo. “Piuttosto che sei di qualcun altro, ti distruggo”.
È uno dei tre gradini dell'amore. È l'amore che non è amore ma che diventa odio. È il gradino più basso. Appropriarsi della persona fino a distruggerla.
Poi c'è un secondo gradino, che è quello dello scambio, della filia, due innamorati, due amici, due fratelli. “Sono ben contento di darti perché ricevo molto da te”.
Finché c’è questo equilibrio, va bene. Questo ha una sua vita che può arrivare anche a “dopo tutto quello che ho fatto per te ancora non mi hai contraccambiato, ancora non apprezzi, ancora non hai capito”. Questa filia, questo amore, questo fare il tifo per l’altro è un tantino condizionato. Questo è l’amore umano, gran parte degli affetti umani sono così: “ti dò fino a che tu gradisci.”
E poi c'è il terzo livello che è stupendo: dare fino al dare, senza condizioni, non faccio pagare nulla, è gratuito all’inizio e resta incondizionato. Qualunque cosa mi arriverà o non mi arriverà di ritorno, non farà venir meno l’amore. E questo solo Dio c’è l’ha e sulla Terra non c’è se non quello che Gesù ha portato per sé e che può donare anche a noi. Ognuno di noi può avere un pochettino di questo amore oblativo, che dà tutto e non chiede niente e neanche non si rattrista e non si vendica. Se non tiene niente, ricomincia da capo e torna a dare. Credo sia questa la tenacia del Signore.
Pina: vale anche per le organizzazioni?
Livio. Si, vale per le organizzazioni ma l'organizzazione la trovo più facilmente fredda. È fatta di organi. È importante che ognuno di questi organi faccia il suo dovere, non vorrei essere di parte ma è più facilmente maschile l’organizzazione.
Pina: è fatta anche di persone però…
Livio: è fatta di persone che possono sentire nobilmente, che possono partecipare affettivamente. È un po’ come all’inizio della Bibbia in cui questo Adamo dice: “finalmente un soggetto carne della mia carne, osso delle mie ossa”. Ma si ferma a metà e non riesce ad andare oltre. Non riesce a capire quando questa donna che cavata dalla sua costola non è solo carne della sua carne osso delle sue ossa ma è un completamento, è una novità, è un nuovo modo di essere carne, un nuovo modo di essere osso. Ecco questo il maschilismo non ha capito. Non è una ripetizione la donna, è una similitudine che arricchisce per cui l'organizzazione, con un supplemento di femminilità cambia, riesce a darti qualche vibrazione nuova che noi solo nel maschile non ci arriviamo. Quindi non è una ripetizione la donna “ah finalmente una simile a me”. No finalmente una simile a me che mi allarga però le profondità dei sentimenti a cui io potrò anche dare qualche cosa ma è una filia, è uno scambio, non è un semplice ripetere.
Livio: L’atmosfera non è definibile. Ti accorgi della benevolenza, della simpatia, della disponibilità delle persone anche senza parlare. Ti accorgi che stanno aspettando qualcosa dall'ambiente. Quante volte ci accorgiamo che siamo in gruppo e ci manca qualcosa perché in quel giorno lì avevamo bisogno di quella persona che capisce, che gusta, che solo lui, lei può portare e diventa indispensabile per l’ambiente e un altro giorno magari cambia, è un altro soggetto. A seconda di che cosa manca in quel gruppo, o nel momento di quell'ente.
Elena: a me è piaciuto molto padre Livio quando all’inizio parlando della cura della persona, spiegavi questo andare fuori e dentro noi stessi, prendendosi cura della persona. E poi parlando dell’ambiente hai parlato di questo entrare e uscire nell'ambiente, come se fossero due sistemi che però sono anche in relazione continua. Cioè questo bisogno comunque di andare fuori dentro la persona, fuori e dentro dall'ambiente. C'è un grande movimento o è un cambio di prospettiva o no?
Livio: Eh sì. Per tornare ad Adamo: sono la carne e le ossa di Adamo che secondo lui fanno nascere l’altro essere. Ma è l’altro essere che nasce a similitudine che provoca cambiamento nella carne nelle ossa di Adamo. Non è che io già ci sono e mi basto “ma se bontà tua vuoi portare qualcosa portalo pure..” No. È indispensabile: nessuno si salva da solo, non basto a me stesso.
Elena: però è anche molto divino, anche per questo siamo immagine e somiglianza.
Livio: eh sì. Le due similitudini. In principio Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza e quando si crea la donna simile a me, uomo. Due similitudini. Una similitudine che ricevo, io maschio e la similitudine che io do, alla donna. Si ripete, però qualcosa manca, anche a Dio manca qualcosa senza l'umanità. È interessante che il padre non può soffrire. Quindi Dio dona tutto ma non può donare la sua sofferenza perché non c'è l'ha, io non so. E addirittura genera un figlio che possa soffrire siccome lui non può soffrire.
Elena: Dio cambia idea. Anche quando dà le tavole della legge a Mosè e Mosè le distrugge. la prima volta, poi Mosè torna e dice “no il tuo popolo si è comportato male io non vi darò più le tavole della legge” e Mosè gli dice “no mantieni la tua promessa”. E c'è proprio scritto e Dio cambio idea”.
Livio: ma e la Bibbia scritta da uomini che fa cambiare l’idea a Dio. Di Gesù si dice “creato prima della creazione del mondo.”
Gesù come complemento, come pienezza della divinità, quindi una divinità che soffre è all'inizio, non è un tampone che metto per rimediare un pasticcio, siccome l’umanità non ha funzionato. No non è nel progetto. Quello che è avvenuto non è una sorpresa per Dio. È vissuto con dinamicità, con vivacità ma era già tutto... Da quando Dio è Dio c'era già tutto. Il copione era ad immagine di lui, non poteva non essere così. Se non era così non è che Dio faceva l’umanità in un’altra maniera, non faceva. Ma un Dio che non fa l’umanità è un amore sterile, in qualche modo nega anche Dio. Dio è amabilmente costretto a essere amore.
Se non è amore e se non dona chiudiamo tutto.
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