Di Francesca De Cagno
All’esposizione diretta ad ambienti forestali è stato attribuito un ampio spettro di benefici diretti per la salute umana: psicologici (processi mentali, stress, ansia ed emozioni), riferiti ai processi cognitivi (capacità di rigenerare l'attenzione), alla vita sociale (abilità, interazioni, comportamenti e stili di vita) e alla percezione del proprio benessere. Sul lato fisiologico, effetti molto significativi sono stati osservati rispetto al miglioramento delle funzioni cardiovascolari e degli indici emodinamici, neuroendocrini, metabolici, immunitari, infiammatori e ossidativi (fonte CNR - Terapia Forestale). Molte discipline stanno confluendo sullo stesso terreno di studio (psicologia, ecologia, biologia ecc.) per cercare di dare una connotazione scientifica a ciò che abbiamo sempre sentito come una naturale spinta a farci una passeggiata all'aria aperta e che oggi possiamo chiamare Biofilia. Ma andiamo con ordine e vediamo da vicino quali sono le basi teoriche e scientifiche che stanno alla base di queste nuove consapevolezze e metodologie.
Le prime due importantissime teorie che hanno riconosciuto alla Natura un ruolo attivo nella maturazione psichica dell’essere umano nascono circa 30 anni fa. Da un lato la Stress Recovery Theory (STR), rivela che l’esposizione alla natura riduce lo stress, dall’altro l’ Attention Restoration Theory (ART) dimostra che può migliorare le capacità cognitive. L’Università dell’Illinois ha coniato il termine Attention Restoration Theory per definire la teoria secondo cui il contatto quotidiano con la natura migliora l’attenzione. Questo significa che andare in natura non aiuta solo ad abbassare i livelli di stress ma permette anche di “preparare” il nostro organismo, inteso sempre in senso olistico come l’unione di mente corpo e psiche, ad una risposta bel funzionante, quindi potremmo incrementare il nostro contatto con la natura ad esempio prima di una prova importante o un esame o un evento che ci crea tensione e preoccupazione.
I riferimenti teorici hanno radici profonde, per primo l’“inconscio ecologico”, un’istanza che lega indissolubilmente la psiche degli esseri umani con la biosfera attraverso la “biofilia” o amore per la natura. (Macy e Young Brown, 1998; Danon, 2006) ovvero quell’innata tendenza a provare amore per la natura, senso di connessione con l’ambiente, bisogno della vicinanza di altri esseri viventi. E’ la sensazione che ci spinge a ricercare il contatto con la natura, a correre su un prato o in riva al mare con l’arrivo della bella stagione, a scegliere di prenderci cura di una pianta o un animale, tutte azioni che sono spontanee e innate ma che oggi, grazie ai molti studi fatti, possiamo ricondurre appunto alla Biofilia (amore per la vita), termine coniato da Eric Fromm e reso famoso dal sociobiologo Edward Wilson e diffuso in Italia dall’ecologo Giuseppe Barbiero. Atteggiamenti ed idee che non rispecchino le istanze dell’inconscio ambientale di ognuno di noi portano a sofferenza psicofisica tanto quanto conflitti tra inconscio e conscio così come Freud e Jung affermavano (Danon, 2006). In questi filoni di studio con approccio sistemico e, per forza di cose, multidisciplinari confluiscono elementi dell'Ecologia profonda (del filosofo norvegese ArneNæss, 1973), della teoria dell'inconscio collettivo di Carl Gustav Jung, della visione umanistica e positiva dell'essere umano diffusa da Abraham Maslow e Carl Rogers, della dimensione transpersonale in psicologia di Ken Wilber, della trasformazione paradigmatica in atto nel mondo della scienza a partire da una visione sistemica della realtà.
Le ricerche ci hanno permesso di nominare un sintomo che colpisce la nostra società che è in costante aumento ovvero il “deficit di natura” ovvero un comportamento ormai diffuso in cui le persone (e i bambini) non escono di casa abbastanza e perdono il contatto con il mondo naturale e tutte le sue meraviglie. Stiamo perdendo la nostra intrinseca connessione e affinità con la natura e con il pianeta Terra (Richard Louv, Last Child in the Woods, 2005). Proviamo a riflettere sulle nostre vite moderne e urbanizzate, tutti i ritmi dei cicli della natura (alternanza delle stagioni) come anche il ritmo circadiano (alternanza buio-luce) sono alterati: che fuori ci sia freddo o caldo, luce o notte riusciamo a mantenere invariate le condizioni nelle nostre abitazioni o ancor di più nei contesti lavorativi. Non è una valutazione di merito, questo è il progresso e ci ha permesso di migliorare le condizioni di vita ma dobbiamo essere consapevoli che l’allontanamento dal contatto diretto e quotidiano con la natura ha degli effetti estremamente dannosi sul nostro sistema psico-fisico. I ritmi di vita sempre più veloci e frenetici, la spinta alla competizione, all’uso di risorse umane come utensili, ai servizi aperti h24 hanno bisogno di essere disinnescati da una lenta rivoluzione già in atto. Yoshihito Wakamatsu (Toyoya) afferma che: La crisi globale ha cambiato i modelli di riferimento. Il vero valore, checché se ne dica, sono le persone. Inutile investire in fior di automazioni se non hai le persone e non investi nel loro miglioramento” (Marcella Danon fondatrice di “Ecopsiché – Scuola di Ecopsicologia”).
Iniziamo a capire i nessi causa - effetto di questo stile di vita lontano dalla natura ma abbiamo ancora dentro l’istanza biofilica che ci spinge a ricercarla. Solo 15 anni fa la maggior parte della popolazione mondiale è risultata residente in zone altamente urbanizzate. Troppo poco tempo per esserci adattati, abbastanza però per iniziare ad osservare le ripercussioni che ne conseguono. Siamo ancora antropologicamente e geneticamente esseri forestali e non animali urbani (Paolo Zavarella presidente Associazione Italiana di Medicina Forestale AIMEF ).
Vediamo più da vicino cosa succede quindi quando siamo in natura:
Esperimenti svolti in contesti naturali e non, hanno dimostrato che indicatori fisiologici quali la conduttanza della pelle, la velocità del flusso sanguigno, la risposta cardiaca (tutti legati alla reazione del sistema nervoso parasimpatico), come anche la componente affettiva, migliorano in ambienti naturali o provvisti di riferimenti alla natura (Hartig, Evans, Jamner, Davis, e Garling, 2003 e Ulrich 1979). Le persone hanno bisogno di uscire ed esporsi alla natura regolarmente per raggiungere la salute ottimale.Come professionisti della relazione di aiuto dobbiamo inserire questa nuova consapevolezza nella lettura di relazioni e processi.
Una recente ricerca condotta in Giappone ha mostrato significativi miglioramenti dell'autostima e una riduzione significativa dei sintomi depressivi in studenti sottoposti a terapia forestale. Lo studio ha dimostrato che la foresta e le attività svolte al suo interno hanno avuto effetti positivi sulla salute mentale e fisica, comprese condizioni come l'ADHD, ansia, depressione, ipertensione e mancanza di attività fisica. L’ allarme rispetto ai disturbi depressivi era già stato dato dall’OMS che nel 2004 ci ha rivelato che: 121 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi psichiatrici e il 20% di essi sono minori (Lucangeli, 2019).
Attraverso il mettersi in gioco in contesti naturali si raggiunge una migliore valutazione di se stessi e delle proprie capacità, una visione positiva del mondo considerando le opportunità che questo offre,la percezione di potersi fidare delle proprie emozioni e sensazioni, un buon rapporto con il corpo e la considerazione dei propri punti di forza e di debolezza, senza però svalutarsi a causa di questo confronto, tutte caratteristiche centrali nel’ACP, poiché sono rappresentative della cosiddetta “persona pienamente funzionante” (“fully functioning person”). Il trattare e il riuscire a risolvere situazioni nuove rafforza l’autonomia e contribuisce in modo fondamentale allo sviluppo della personalità autosufficiente (Weber, 2010).
Come psicologi, cousellor, psicoterapeuti possiamo dare un significativo contributo. Offrire una sorta di bussola che permetta di creare relazioni efficaci e sostenibili e navigare le vorticose correnti del cambiamento. Abbiamo bisogno di Leader efficaci e sostenibili e di educatori che ci aiutino a sviluppare le capacità per pensare, vedere, sentire e agire in modo sostenibile e fornire agli abitanti del pianeta le competenze necessarie per gestire le crisi presenti e future.
Il concetto di salute psicofisica va reso più congruente con le conoscenze scientifiche attuali per poter leggere il malessere esistenziale contemporaneo frutto di un profondo senso di alienazione che si traduce in perdita di senso, valori e identità, ed iniziare a promuovere pratiche che facilitino il contatto con la natura, promuovere relazioni ecologiche e la sostenibilità. E’ necessario instaurare relazioni sostenibili con le nostre diverse parti del sé e i nostri diversi bisogni con rispetto, empatia e capacità di contatto profondo. Ciò ci permette di relazionarci efficacemente con altri individui, comunità e culture, nonché vivere con rispetto e avere un contatto profondo con le altre forme di vita del pianeta (Alberto Zucconi).
«La vita è un processo attivo, non passivo. Sia che l’ambiente sia favorevole o sfavorevole, è certo che l’organismo è teso ad assumere comportamenti tali da mantenere, migliorare e riprodurre se stesso. È questa la natura propria del processo che chiamiamo vita (…), è questa tendenza, diretta verso qualcosa che è fondamentale, secondo me, che deve essere tenuta presente ogni volta che parliamo di ciò che “motiva”, nel senso più profondo, il comportamento degli organismi. Questa tendenza è operante in tutti gli organismi ed in ogni momento; infatti è solamente la presenza o l’assenza di questo processo direzionale totale che ci dà la possibilità di dire se un dato organismo è vivo o morto».
Carl Rogers
BIBLIOGRAFIA
Barbero Giuseppe (2017) Ecologia affettiva. Come trarre benessere fisico e mentale dal contatto con la natura, Mondadori
Danon Marcella (2006) Ecopsicologia, come sviluppare una nuova consapevolezza ecologica. Aboca Edizioni
Louv R. (2006) L’ultimo bambino nei boschi. Come riavvicinare i nostri figli alla natura. Rizzoli
Rogers Carl (2012) Un modo di essere, Giunti Psychometric
Weber A. (2010) Lasstsieraus! Das Kinderrechtauf Freiheit, in “GEO”, n.8, Amburgo: Gruner + Jahr, pp. 90-108
SITOGRAFIA
Dichiarazione finale del congresso “healthy parks, healthy people central”, Melbourne 2010 tratto e tradotto da:http://www.europarc.org/wp-content/uploads/2015/05/5a_Melbourne-Communique-healthy-Parks-Healthy-People-Congress-2010-2.pdf
https://positive psychology.com/attention-restoration-theory/Courtney E. Ackerman, MSc. What is Kaplan's attention restoration theory (ART)? 2019/10/07
Comments