top of page
  • giulioammannato

Paura e Resilienza: dal covid alla guerra in Ucraina

Di Francesca De Cagno.



Siamo a poco più di 200 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina e mentre all’inizio la comunità degli psicologi fu interpellata per l’impellente necessità di spiegare ai ragazzi e ai bambini ciò che stava avvenendo, ora sembra che sia diventato tutto parte della solita routine, fatta di immagini e notizie che scorrono costanti davanti ai nostro occhi. Ma come reagisce il sistema psichico di fronte alla continua esposizione di scene di guerra? (testimonianze, immagini di dolore, profughi, feriti e spesso anche cadaveri, notizie e suoni di bombardamenti).


Come essere umani disponiamo di un canale comunicativo che non usa la parola (il verbale) ma attinge alla capacità di contatto profondo ed empatico che ci permette di “sentire” ciò che un altro essere vivente sta provando. È un canale che possediamo fin dalla nascita e che ci ha permesso di evolverci come specie, favorendo la capacità di fare gruppo e di proteggere i nostri simili. Questo significa che di fronte ad un'immagine di una persona che piange o prova dolore siamo in grado di attivare il contatto empatico e la nostra reazione psicofisica è immediata, oggi con le neuroscienze sono riuscite molto bene a dimostrare i meccanismi di funzionamento interni attraverso i neuroni a specchio.


Se osserviamo e percepiamo nell’altro emozioni come paura, angoscia, terrore, si attiva il così detto circuito della paura: i nostri ormoni si attivano producendo una reazione di stress (ovvero si alzano i livelli di cortisolo nel sangue) come se anche noi ci preparassimo all’azione, a fronteggiare una possibile minaccia. La conseguenza è che scattano nel cervello, le misure di protezione ancestrali; di fronte al pericolo le due vie di risposta più istintive sono l’attacco e la fuga. Nei comportamenti di attacco rientrano tutte le forme di rabbia e aggressività, sia espressa di persona che sublimata nei social. La fuga invece è spesso espressa nella negazione il problema (ad es. che esistesse davvero il virus covid 19, oppure all’inizio della guerra in Ucraina circolavano dei video sui social in cui venivano fatte vedere scene di guerra costruite ad hoc, con attori e macchine da ripresa, lasciando sottintendere che fosse tutto un falso). Un’altra risposta automatica, usata dal nostro cervello che si sente sotto minaccia, è la paralisi, il freezing che usano molti animali per difendersi di fronte ad un predatore, nella nostra società questa “paralisi” prende forme diverse, dal ritiro sociale, un fenomeno che riguarda soprattutto gli adolescenti che abbandonano le relazioni amicali, la scuola e tutti i contatti sociali per rinchiudersi nella loro stanza, alla reazione di adulti che ormai percepiscono lo stato di sicurezza solo tra le mura domestiche non portando avanti alcun tipi di vita sociale. Tutto ciò che è fuori dalla casa, percepita come unico luogo sicuro, diventa lo spazio di paure incontrollate. Sono tutte risposte fisiologiche che se non gestite possono degenerare in comportamenti disfunzionali, che ci stanno dicendo che il sistema di controllo è stato allertato, non ci sentiamo al sicuro, abbiamo bisogno di trovare una nuova zona di comfort.


Stiamo pagando ancora l’effetto del lock down, veniamo da una condizione di forte stress che la pandemia ha scatenato sulle nostre vite, le abitudini sono state stravolte, la quotidianità riadattata da un giorno all’altro, e soprattutto abbiamo dovuto familiarizzare con il convivere costante di sentimenti di paura e incertezza per una minaccia esterna che non potevamo controllare. Questo perdurare della percezione di pericolo e dei processi di attivazione causati dallo stress devono poter avere una fine, ovvero il ripristino dello stato di omeostasi, altrimenti le conseguenze fisiche e psichiche sono davvero pericolose, possono insorgere disturbi quali insonnia, mal di testa, problemi allo stomaco, ansia, fino ad arrivare e vere e proprie malattie (diabete, ipertensione, perdita di proteine e collagene, osteoporosi, infezioni polmonari, problemi al sistema immunitario e allergologico).


COS'È LA PAURA: La paura è un’emozione di base, universale che riconosciamo ovunque e in chiunque senza distinzione di età, genere, cultura ecc. questo perché fa parte del nostro repertorio emotivo utile alla sopravvivenza. In una tribù primitiva con una bestia feroce che avanza o il fuoco che si propaga velocemente abbiamo imparato e decodificare i segnali per comunicarci il pericolo: un urlo o uno sguardo di paura non hanno bisogno di spiegazioni, hanno reso anche chi osserva, pronto a fronteggiare il pericolo. È quindi un processo che controlliamo poco perché scatta in automatico quando riscontriamo alcuni alert per noi significativi, anche se ognuno ha un livello di attivazione diverso.


IL CIRCOLO VIRTUOSO di empatia accettazione e fiducia in sé: La paura durante una crisi è inevitabile, va contattata e benché a volte scomoda, bisogna riconoscere il diritto di avere paura! in questo l’approccio centrato sulla persona è in grado di dare un contributo significativo, perché dà centralità e valore all’emozione, riconoscendola come sempre vera! L’emozione infatti permette di esprimere la personale e unica risposta all’esperienza, che la persona sta vivendo. Tanto più se siamo in una relazione di aiuto, è essenziale comprendere il modo in cui la persona percepisce e interpreta il significato degli eventi valorizzando le esperienze e sensazioni personali, squisitamente soggettive di ogni individuo. Quando l’helper entra rispettoso nel mondo dei significati dell’altro attivando un profondo senso di accettazione positiva incondizionata ecco che si sprigiona un benefico contatto empatico. Questo meccanismo virtuoso, mai tecnicismo, ma profondo sentire tra helper e cliente, permette di far riconoscere alle persone le proprie emozioni, nominarle ad accettarle per quello che sono, portando a rafforzare la fiducia in loro stesse, allontanando gli spettri del giudizio e favorendo un contatto più autentico con il sé organismico. Può essere questo un antidoto al circuito della paura?


Tutto ciò che di fronte ad una forza dirompente oppone resistenza si logora, si spezza o viene abbattuto. Per lo stesso principio anche noi esseri umani quando siamo sottoposti a traumi, forti pressioni psicologiche, eventi critici abbiamo maggiori possibilità di preservare noi stessi e la nostra parte ben funzionate se cerchiamo un adattamento e una proattività piuttosto che negarlo pensando di poter resistere. Questo perché resistere di fronte ad un lutto, un incidente, una malattia, una pandemia, una guerra non è certo nelle nostre capacità, sono eventi incontrollabili, esterni che piombano nella nostra vita nella maggior parte dei casi anche improvvisamente, lasciandoci in balia di noi stessi. Ma c’è un comando nascosto, un file che ci è stato dato in dotazione fin dalla nascita è la resilienza. È una competenza che si attiva dalle piccole alle grandi sfide della vita che hanno causato un aumento brusco di stress come ad esempio la fine di una relazione amorosa, affrontare un colloquio di lavoro, o la nascita di un figlio. La resilienza, come tutte le competenze, può essere allenata e incrementata. quindi la bella notizia è che esistono dentro ognuno le risorse per fronteggiare questo grande momento di crisi. La nostra tendenza attualizzante può continuare la sua ricerca verso la soddisfazione e la piena realizzazione! Richardson ci spiega che in ognuno di noi esistono delle qualità resilienti “innate” e che queste ultime vengono differentemente rafforzate nel corso della vita di ognuno, attraverso momenti di sospensione dal nostro stato di equilibrio, sospensione dovuta al palesarsi di eventi traumatici e/o stressanti. Esattamente lo stato che stiamo sperimentato, non ci sono differenze tra l’esposizione a notizie allarmanti del coronavirus o della guerra in Ucraina, hanno gli stessi motori di attivazione e generano sensazione di precarietà fisica, mancanza di controllo, ansia generalizzata, effetti che agiscono diretti sul nostro circuito della paura. Se lasciamo che prenda il sopravvento diamo il via a tutti quei meccanismi automatici, che rappresentano la nostra prima reazione alla percezione di pericolo, non sono “sbagliati”, ma possiamo favorire strategie di fronteggiamento più efficaci e più consapevoli e non cadere nel trabocchetto dell’emergenza perenne. Facilitare lo stato di consapevolezza e di sé stessi attraverso il circolo virtuoso di contatto e accettazione dell’emozione. Imparare a stare nel qui e ora, senza permettere a l’ansia di agire da proiettore di scenari in un futuro incerto ma in ciò che in questo momento siamo, in quello che è la mia vita oggi (es.sono salvo, sono un genitore, sono in contatto profondo con ciò che provo). Radicarsi nella realtà dedicando ampio ascolto alla nostra parte più profonda, ascoltare le emozioni, anche le più scomode, per dargli voce, con l’intenzione e la fiducia di poterle e saperle riconoscere accettare e infine condividere, cercando nell’altro quel contatto benefico che permette di non sentirsi soli ma parte di un gruppo e una collettività. E’ nella possibilità di trovare questo contatto che esprimiamo al meglio la nostra capacità resiliente, è nella voglia di sentirsi insieme che si attiva il contatto empatico, l’essere umano è un animale sociale e non è mai nella solitudine che può trovare risposte e conforto.


La pandemia di coronavirus ci ha ricordato che il legame umano può diffondere la malattia.

Ma la connessione umana promuove anche il benessere.

Cogliamo l’occasione per riconoscere l’importanza delle relazioni per la nostra salute


Timely mental health care for the 2019 novel coronavirus outbreak is urgently needed

Non dimentichiamo che abbiamo il potere di spegnere la tv evitando la sovraesposizione a immagini di dolore che agiscono come anestetico del canale empatico.


BIBLIOGRAFIA

La voce dei “minori” durante e dopo la pandemia FEDERICO MARCHETTI, 1UOC di Pediatria e Neonatologia, Ospedale di Ravenna, AUSL della Romagna. Pervenuto su invito il 26 aprile 2021.


SITOGRAFIA

https://www.epicentro.iss.it/Far fronte allo stress durante l’epidemia di COVID-19

https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/advice-for-public

https://www.epicentro.iss.it /Aiuta i bambini a far fronte allo stress durante l’epidemia COVID-19

https://www.epicentro.iss.it/Stili di vita sani anche nell’emergenza

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-salute-mentale


133 visualizzazioni0 commenti
bottom of page