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Presentazione del Libro Eco, Narciso e le figure della dipendenza amorosa.

Di Massimo Borgioni



Ho accettato molto volentieri l'invito a presentare il mio nuovo libro all'ultimo Congresso IACP, questo per diverse ragioni che mi fa piacere elencare. Innanzitutto per l'affetto che mi lega all'istituto rogersiano, dove mi sono formato come psicoterapeuta e dove ho avuto la possibilità di fare incontri decisivi per la mia vita professionale e personale. Per l'affetto che nutro nei confronti di Alberto Zucconi, cofondatore e direttore dell’Istituto, riferimento per me di tante indimenticabili giornate di formazione e di crescita, didatta e supervisore rigoroso, ma anche compagno di allegre serate e, soprattutto, amico stimato. Per il piacere inesauribile che mi dà il contatto con gli allievi in formazione, con l'entusiasmo e la e gioia di imparare che nella vita non dovrebbero mai smettere di contagiarci. E poi perché la prima presentazione del mio precedente libro, Dipendenza e Controdipendenza Affettiva, Alpes, 2015, l'ho tenuta presso la sede dello IACP di Roma, e mi ha portato fortuna.

Nel mio sviluppo professionale ho fatto vari percorsi formativi e specializzazioni diverse, ma per me la casa rogersiana rimane sempre, per utilizzare la metafora Bowlbyana, “una base sicura”.

Sto parlando chiaramente di un rapporto d'amore, con tutti i suoi slanci ma anche con tutte le sue vicissitudini. E l'amore è proprio il tema nucleare di questo libro.

Eco, Narciso e le figure della dipendenza amorosa è un testo che procede attraverso l'esame di alcune “parole chiave” che si presentano come coppie di significanti simili e opposti nello stesso tempo: dipendenza e amore; dipendenza e contro dipendenza; Io e Tu, creatività e illusione; bisogno e desiderio. Lo stesso mito a cui il titolo del libro si ispira e che viene analizzato nel primo capitolo, presenta due figure, quella di Eco e Narciso, che rappresentano opposizioni ma anche implicite affinità. Del resto concludo il capitolo proprio affermando che: se nel cuore di ogni narcisista alberga un dipendente affettivo, in ogni dipendente affettivo dimora un inguaribile narcisista.

In fondo la questione della dipendenza, ci trascina sempre dentro un labirinto di paradossi. Quando consegniamo una delega in bianco a qualcuno per la gestione della nostra vita e della nostra felicità, evitando di confrontarci con la responsabilità di noi stessi, finiamo per essere precipitati in una condizione opposta a quella che ricercavamo. In altri termini, quando l'Io seguendo la soluzione dipendente vuole sciogliersi simbioticamete in un Tu iper idealizzato, oltre che se stesso, finisce per perdere anche l'altro, così come, nella soluzione narcisistica, quando l'Io vorrebbe eliminare il Tu per sostituirlo con una replicazione di sé, oltre che perdere l'altro, smarrisce anche se stesso.

Credo che l’insegnamento più grande che ho potuto trarre da C.Rogers è che non esistono scorciatoie per aggirare il debito simbolico che abbiamo con noi stessi e con l’altro, ossia che dobbiamo assumerci fino in fondo la responsabilità personale del nostro processo di crescita per vivere pienamente la nostra vita.

In ogni forma di dipendenza esiste una componente di fascinazione assimilabile all'esperienza amorosa, così come in ogni amore deve risiedere sempre un nucleo germinale di dipendenza. E' solo da una cattiva alchimia di queste due componenti che possono svilupparsi le diversioni più dolorose dell'amore.

Il libro ripercorre queste diversioni mettendo progressivamente a fuoco una via d'uscita: per evolvere dalla dipendenza, da ogni forma di dipendenza compresa quella relazionale e amorosa, occorre liberarsi dalla schiavitù del bisogno per consegnarsi alla forza generativa del desiderio.


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