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  • giulioammannato

Presentazione del libro: “PRENDERSI CURA DEI LEGAMI FAMILIARI. UNA CLINICA CENTRATA SULLA PERSONA”

Di Emanuela Tardioli.



Con molto piacere ho curato questo libro che è una raccolta delle esperienze acquisite da me e dalle colleghe nei diversi anni di lavoro con le famiglie e nei diversi confronti e collaborazioni con molti colleghi di professionalità diverse: educatori, assistenti sociali, psicologi tirocinanti, psicoterapeuti in formazione. Tutte persone coraggiose e competenti impegnate in grand parte dei casi in luoghi istituzionali, persone capaci di porre la propria umanità al centro del processo del prendersi cura.


Nei diversi capitoli si narra della fatica e della difficoltà di molte famiglie che incontrano i servizi, spesso accidentalmente o in maniera obbligata, famiglie dove il disagio relazionale si impasta con la povertà sociale culturale, il disagio passa tra le generazioni, famiglie molto sofferenti che a loro volta producono volumi di sofferenza individuale e relazionale.

Nel libro si esplorano le asperità e le opportunità di lavoro all’interno dei servizi territoriali, si parla della sfida di costruire alleanze possibili nelle situazioni di invii obbligati, si esaminano le tematiche legate alle famiglie omogenitoriali e a quelle che affrontano questioni relative ad orientamenti non eterosessuali, si approfondiscono i problemi incontrati nelle conflittualità familiari, si tratta della centralità delle relazioni nelle situazioni di adozione, si raccontano percorsi di aiuto con le famiglie. Lo scritto termina con un glossario per facilitare la comprensione di termini non comuni e di concetti ed acronimi usati nei diversi capitoli.

L’idea di base, che ha guidato inizialmente i nostri interventi con le famiglie per poi dare cornice a tutto il lavoro di scrittura, è che bisogna avere conoscenza, competenza e cura dell’esperienza umana che facciamo in terapia, e per far questo ci è servito come bussola l’Approccio Centrato sulla Persona.


Da Rogers abbiamo appreso la preziosità̀ di sederci di fronte all’altro con l’umiltà̀ e la considerazione della complessità̀ delle vite che incontriamo ma anche con la fiducia incrollabile nel valore di una relazione autentica. Le relazioni, quando poggiano su un presupposto di autenticità̀, possiedono una forza trasformatrice che riguarda tutti, nessuno escluso.

Sappiamo che passare attraverso periodi o tempi bui con qualcuno accanto è diverso: il buio può essere affrontato e la lotta diventa più sostenibile se con-divisa con altre persone. Questa consapevolezza, che è alla base dell’impresa psicoterapeutica, è un presupposto nel prendersi cura delle famiglie, perché́ sappiamo che se siamo feriti, insicuri, in situazioni di fragilità e di problematicità, la connessione con gli altri può attivare il nostro sistema di autoriparazione e autoguarigione. Le relazioni sono potenti mediatori, capaci di attutire gli effetti degli eventi sulle nostre vite.


I nostri strumenti di lavoro sono stati dunque le parole e l’ascolto, a volte le azioni, le relazioni, il confronto, anche lo scontro ma con l’attenzione costante a non medicalizzare, non patologizzare, non violare e offrire valorizzazione e rispetto per ognuna delle vicende in cui le persone si sono smarrite. Di questo si legge nel libro.


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